Prendi 4 amici e parti per una Eroica un po’ diversa, scouting. Grazie a Ivan, protagonista fino alla fine.
Sempre a Marzo decidiamo, stavolta in un manipolo di pochi (3 svizzeri + il sottoscritto), di provare a non mangiare solo polvere in Toscana (Siena e dintorni).
Per questo ci affidiamo alle sapienti mani (o mouse?) di Ivan che con il suo computer sforna tracce bellissime, dopo giornate e giornate di ricerca su vari software.
Il risultato è un fine settimana di tre giorni + due notti in bivacco.
Decido di partire con una configurazione medio-light, senza borsone centrale, ma solo con le due laterali da 20 litri ciascuna + la tenda al posteriore. Aggiungo ovviamente il Pronto Soccorso a portata di mano e la sacca d’acqua da 4 litri.
Dopo un trasferimento su statale da Bologna a Greve in Chianti, inizia solo da lì il vero viaggio.
Decidiamo di montare il campo vicino a Buonconvento (vicino a Ponte D’Arbia), in un bosco isolato, vicino ad un capanno di cacciatori… speriamo non vengano a scacciarci !
Stanchi dalla prima giornata, montiamo il campo con mille dubbi sentendo che il vento aumenta e rinunciando quindi al falò. Io opto per il mio solito risotto ai porcini, denso, caldo ed abbondante.
L’indomani parte con un risveglio infreddolito, ma rinforzato da un buon caffè Nespresso vero, preparato da me con la nuova Wacaco a mano !
La giornata sarà contraddistinta da tracce bianche molto polverose, ed io come ultimo ne soffro.
Alcuni passaggi in solchi pieni di fango argilloso regalano le ultime soddisfazioni.
Ed eccoci alla seconda notte, medesimo posto !
Il risveglio della domenica ci vede carichi per nuove tracce di cui una completamente di scouting, in un bosco. E come dice Ivan, dall’alto non si sa cosa ci sarà… in un bosco.
L’inizio fin dai primi metri si presenta con pietrone fisse a tratti smosse, quindi un terreno molto ballerino, su cui si deve leggere in anticipo con lo sguardo e poi “ballare sopra passando velocemente”.
Fare questo però non è semplice e se non sono io ad appoggiarmi a terra, è qualcun’altro. Quindi molte pause e ricognizioni del terreno in anticipo.
Passato l’ultimo salitone con pietra smossa, inizia la discesa in un bosco più fitto e buio.
La traccia diventa sempre più monotraccia…
I tronchi ora ci attraversano il percorso e ci costringono ad evoluzioni per superarli.
Una volta usciti da questo budello, incrociando un Beta, il cui pilota si è detto “ma cosa ci fate qui, siete matti”, abbiamo pranzato e preso l’autostrada per tornare.
L’epilogo della domenica però non è stato buono; dopo essere tornati a Sasso Marconi ed aver salutato Ivan che ha ripreso subito la strada, Giovanni, Giuseppe ed io ci siamo diretti a casa mia per ricaricare le moto sul carrello. Nel frattempo Ivan da solo dopo pochi chilometri perdeva il controllo della sua moto, scivolando a terra a oltre 100 km/h. Per fortuna l’abbigliamento tecnico e un po’ di fortuna, oltre al provvidenziale intervento di un altro motociclista (che ha fatto da schermo alle auto che arrivavano) e ad un paio di infermieri lì per caso, ha permesso di evitare il peggio. Qualche costola rotta e una degenza all’ospedale per 4 giorni, hanno portato Ivan a fare importanti riflessioni, a ribadire l’importanza che ha per lui Loredana ma al contempo a non perdere di vista il senso di libertà che la moto ci infonde a tutti.